Problemi Relazionali
I PROBLEMI RELAZIONALI E LA LORO ORIGINE
COSA SI INTENDE PER PROBLEMI RELAZIONALI
Prima di parlare di “problemi relazionali“, capiamo meglio cosa si intende con “relazione”.
Il termine “relazione” fa riferimento a un legame, a una connessione che stabiliamo nel corso della nostra vita con una o più persone. Si tratta di legami che in certi casi abbiamo la possibilità di scegliere, come le relazioni amorose e di amicizia. Altri invece sono “toccati in sorte”, come ad esempio nel caso della famiglia, dei compagni di classe e dei colleghi di lavoro.
A prescindere dal tipo di contesto in cui ci troviamo, la trama delle relazioni che tessiamo con gli altri influenza enormemente i nostri vissuti emotivi, il nostro benessere e la nostra tranquillità. Tutte ragioni per le quali riuscire a stabilire rapporti sani con gli altri appare di grande importanza.
LE PRIME FORME RELAZIONALI DI UN INDIVIDUO
Le prime forme relazionali le viviamo all’interno del contesto familiare. In questo caso, infatti, le figure genitoriali o comunque le figure di accudimento, giocano un ruolo fondamentale per quelle che saranno le nostre attitudini relazionali future, la nostra struttura di personalità e il nostro livello di autostima personale. Secondo le teorie dell’attaccamento, la tipologia di relazione di attaccamento che stabiliamo con le figure genitoriali a partire dai primissimi anni di vita determinano la futura capacità della persona di seguire un percorso di sviluppo psicologico e relazionale sano ed equilibrato. In altre parole, l’individuo che ha vissuto un attaccamento “sicuro”, così come definito da Bowlby, sarà in grado di:
- sviluppare buoni livelli di autostima;
- comunicare in modo assertivo;
- relazionarsi agli altri mantenendo la propria autonomia personale.
Colui che invece ha sperimentato attaccamenti “insicuri”, nella fattispecie definiti “evitante”, “ansioso” e “disorganizzato” (Bowlby, 1969), presenterà:
- maggiori difficoltà nello stabilire relazioni funzionali;
- bassi livelli di autostima;
- un senso di Sé fragile e instabile.
Fino alla possibilità di sviluppare vere e proprie psicopatologie.
L’ORIGINE DEI PROBLEMI RELAZIONALI
Lo scopo di individuare l’origine delle nostre difficoltà di relazione non è quello di colpevolizzare gli atti genitoriali, ma di incrementare il livello di consapevolezza sulle nostre modalità relazionali, comprenderne il significato e attuare strategie mirate per imparare a gestirle e modificarle se ritenute non adatte o disfunzionali. In poche parole, per aumentare il senso di empowerment individuale, ovvero la capacità di prendere decisioni e di assumere il controllo della propria vita.
Man mano che la persona avanza nel percorso di crescita, il legame con le figure genitoriali/di accudimento si allenta. Questo succede a causa del naturale processo di separazione/individuazione che porterà l’individuo a diventarne autonomo e a costruirsi la propria identità. In questa fase cominciano ad acquisire un peso maggiore le relazioni che stabiliamo con altre figure (quali i nostri coetanei, gli insegnanti, gli allenatori in ambito sportivo). I legami con i nostri pari e le persone adulte non genitoriali con cui entriamo in contatto saranno influenzati dalle nostre esperienze relazionali passate. Queste, a loro volta, condizioneranno le nostre modalità di interfacciarsi agli altri, il nostro modo di comunicare, i nostri livelli di autostima, i nostri vissuti emotivi, lasciandone traccia.
Si evince che i rapporti umani, di qualunque natura essi siano, rappresentano stimoli importanti che determinano un profondo coinvolgimento emotivo e psicologico. Influenzano infatti il nostro modo di approcciarsi al mondo e agli altri e giocano un ruolo fondamentale nel rapporto che abbiamo con noi stessi. Le relazioni dunque sono vita, le relazioni siamo noi e vanno salvaguardate.
UNA DOMANDA FREQUENTE
In questa sede ritengo utile rispondere a una domanda che mi viene posta frequentemente quando il problema trattato riguarda la relazione che abbiamo con un’altra persona: “perché devo cambiare solo io? Anche lei/lui ha le sue colpe, non è giusto che faccia tutto da solo/a”.
A questo proposito rispondo così.
Il buon andamento di una relazione deriva dall’apporto che ognuna delle parti offre al rapporto stesso. In una relazione affettiva, il contributo individuale per favorire un legame sano si traduce in attenzioni, ascolto, condivisione, sostegno, comunicazione efficace e molto altro.
In ambito lavorativo, invece, sono sufficienti il rispetto e la collaborazione affinché un rapporto professionale possa essere soddisfacente.
Quando gli elementi sopra citati vengono meno, causando malessere e insoddisfazione oltre che sofferenza, la parte su cui possiamo agire è senza dubbi la nostra. Dobbiamo farlo, però, senza avere la pretesa o l’aspettativa che l’altro faccia altrettanto: ognuno infatti è responsabile per se stesso e non ha potere decisionale se non su se stesso. Questo è il primo punto di cui avere piena consapevolezza, soprattutto per non incorrere in delusioni che potrebbero demotivare il lavoro di cambiamento personale che stiamo facendo.
Tutto ciò che facciamo, in termini di analisi, esplorazione e messa in discussione personale, lo realizziamo innanzitutto per noi stessi. Lo facciamo quindi per affrontare meglio le situazioni, per acquisire nuovi punti di vista, nuove strategie di comportamento, nuove modalità comunicative e relazionali più virtuose e funzionali; ma anche per incrementare il nostro livello di benessere emotivo e psicologico. Va da sé che queste nuove acquisizioni andranno necessariamente a modificare anche le nostre relazioni, il nostro modo di viverle e gestirle.
IN CONCLUSIONE
A prescindere dalla decisione dell’altro di fare o meno un lavoro di auto-critica e messa in discussione parallelamente al nostro, se una relazione non è soddisfacente o addirittura si rivela fonte di disagio interiore, abbiamo l’obbligo verso noi stessi di tentare strade diverse rispetto a quelle già percorse. Bisogna comprendere come noi contribuiamo a rendere la relazione difficile e di attivare tutte le nostre risorse personali per cambiare ciò che è possibile modificare.
Il lavoro su se stessi permette, in conclusione, di conquistarsi la libertà (interiore) di poter scegliere se una relazione ci soddisfa e ci nutre, oppure ci danneggia. In quest’ultimo caso, ci consente di tirare fuori la forza di concluderla, traendo invece beneficio da noi stessi e da altre relazioni più appaganti.